Sarà inaugurata venerdì 25 aprile alle 11,30 in piazza De André l’installazione artistica di Paolo Triglia dal titolo NOalleARMI. Per l’occasione l’autore  presenterà al pubblico l’opera  che  rimarrà allestita poi fino al 20 maggio. L’iniziativa è stata promossa dall’amministrazione comunale in occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione.

‘L’installazione di Paolo Triglia racconta a mio avviso il senso più profondo della Liberazione dal nazi- fascismo con un chiaro no alle armi – dice l’assessore alla cultura Gea Dazzi –  E’ la Pace l’unica risposta a tutti gli orrori con cui le guerre di oggi come le guerre di ieri hanno piegato l’umanità. Un monito dunque, una barricata a presidio della libertà che solo la pace può garantire e, cosa per noi importante, in un luogo simbolo della nostra città, piazza De Andre’, sede del nostro teatro Animosi’.

L’opera, come spiega l’autore Paolo Triglia, si basa su nove elementi presi a modello da attrezzi bellici, in gergo militare i Cavalli di Frisia, usati fin dall’epoca romana e utilizzati ancora oggi nella guerra di Ucraina e pensati come elementi stabili, tetraedrici, utili a impedire l’avanzata della cavalleria in passato e oggi dei carri armati a difesa delle popolazioni. Il Cavallo di Frisia è un’arma non offensiva, semmai di difesa, ma è stata comunque micidiale nel suo impiego in molte occasioni, come durante lo sbarco in Normandia nella Seconda Guerra Mondiale.

“Ho voluto utilizzare questo strumento bellico in quanto arma impropria, di difesa, per più motivi – dichiara Triglia -: il primo riguarda la sua struttura che fa uso di elementi naturali, non esplosivi, non chimici e non radioattivi, vorrei dire primordiali. Secondo per la semplicità di installazione non deturpante, economica, un’arma che in periodi di pace può essere usata come semplice recinzione di difesa dagli animali.  Per sottolineare sempre più il concetto che ho voluto esprimere nel titolo NoalleARMI, sono intervenuto utilizzando quattro materiali ferro e legni che sono propri della struttura dell’arma, poi la pietra e il marmo, intesi questi come una purificazione, una sublimazione della materia, una catarsi che si fa bianca come marmo incapace di offendere”.

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